La Grecìa Salentina è il ricordo della presenza del dominio bizantino sull’Italia meridionale, periodo in cui vi fu una fecondissima stagione culturale in cui nelle sue chiese e nei suoi conventi basiliani trovano espressione altissima arte e cultura, dove, in questo estremo lembo d’Italia, la cultura latina e quella bizantina vengono in contatto fondendosi in un mirabile crogiuolo, il cui esempio può essere rappresentato dal cenobio di s. Nicola di Casole, nei pressi di Otranto, in cui trovano asilo tutti gli studiosi amanti della cultura e dove la sua mirabile biblioteca apre le menti ad una più completa conoscenza del sapere. Tutto questo prima che l’intolleranza politica e religiosa cominciasse ad esercitare in quest’area quell’implacabile processo di disgregazione degli usi e delle consuetudini di tradizione bizantina, che avrebbe portato ineluttabilmente ad un’azione di assimilazione, lenta ma costante, al mondo latino.
Nel tentativo di un approfondimento dei diversi aspetti sociali della suddetta minoranza etnica, non facile è cercare di avviare una qualche indagine per la ricostruzione dei caratteri originari e dei momenti più intensi di vita sociale della sua popolazione. La mancanza di documentazione purtroppo è un fatto fondamentale che ostacola tale proposito costituendo un limite pressoché invalicabile.
Nella religiosissima società greco-salentina i principali momenti della vita di un individuo sono costituiti, per la sua rilevanza sociale, essenzialmente dall’amministrazione del battesimo e dal rito sociale del matrimonio. L’evento della morte invece è tenuto in scarsa considerazione e vissuto quasi come un fatto privato, la partecipazione della chiesa attraverso i conforti religiosi è piuttosto marginale. Il rito del battesimo è eseguito dal padrino mediante immersione nell’acqua.
Per quanto riguarda l’istituto del matrimonio, l’unica documentazione che ci fornisce qualche elemento su cui avviare qualche ipotesi di ricerca, è il più antico libro di matrimoni [1567-1688] presente nell’Archivio della parrocchia di Melpignano.
In generale se si vuol esprimere qualche considerazione sulla società in oggetto, si può dire che ogni azione sociale in cui è protagonista ogni singolo individuo, è vissuta in seno alle rispettive comunità con una larga partecipazione di amici e familiari.
Per quanto riguarda la struttura ecclesiastica parrocchiale, la cura delle anime è affidata al solo arciprete, o protopapa, il solo responsabile dell’amministrazione del rito nella parrocchia, aiutato da pochi clerici quasi sempre anche loro con qualche ascendente nella carriera ecclesiastica, in cui a volte il figlio succede al padre nella carica di arciprete.
Per quanto riguarda le strutture ecclesiastiche è da rilevare che chiese e cappelle e finanche le stesse chiese parrocchiali sono presenti preferibilmente fuori dal centro abitato. Ognuna di queste realtà rappresenta un singolare universo, intorno al quale trovano aggregazione molto spesso un cimitero e diversi locali destinati ad assicurare ospitalità ai pellegrini ed assistenza ad ammalati e bisognosi. Il luogo sacro quindi, per la complessità delle sue funzioni, è un luogo fortemente radicato nel territorio che risponde egregiamente ai diversi bisogni religiosi ed esistenziali della popolazione. A questi luoghi di culto è da aggiungere ancora la presenza diffusa dei monasteri basiliani a felice contatto con la natura e con l’ambiente da cui traggono e ricambiano sussistenza, ricchezza e cultura, secondo la tradizione contemplativa degli ordini orientali. La particolare “presenza religiosa” delle suddette strutture ecclesiastiche, diffusa sull’intero territorio di ogni singola realtà sociale, per la sua essenzialità ci porta ad apprezzare l’originalità del modo di vivere la vita e la religiosità in modo semplice e naturale da parte della popolazione della suddetta minoranza etnica, lontana dai rigidi schematismi culturali ed istituzionali presenti nella restante area di tradizione latina della provincia di Terra d’Otranto e che si affermerà più tardi nell’area in oggetto.
Melpignano nella Grecìa salentina
L’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina è un Ente Locale con autonomia statutaria nell’ambito dei principi fissati dalla Costituzione, dalle norme comunitarie, statali e regionali.
Lo Statuto determina le norme fondamentali dell’organizzazione e dell’attività dell’Unione che svolge una pluralità di funzioni e servizi dei Comuni aderenti.
Suo compito è quello di promuovere l’integrazione dell’azione amministrativa tra i Comuni e garantire un coordinamento delle politiche di programma e sviluppo del territorio, migliorando la qualità dei servizi erogati ai cittadini, e sviluppando nello stesso tempo economie di scala.
Il suo ambito territoriale coincide con quello dei Comuni che la costituiscono.
L’Unione è costituita a tempo indeterminato.
L’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina nasce il 28 settembre 2001 tra i seguenti Comuni della Provincia di Lecce:
· Calimera
· Castrignano dei Greci
· Corigliano d’Otranto
· Martignano
· Martano
· Melpignano
· Soleto
· Sternatia
· Zollino
Il 1° gennaio 2005 aderisce il Comune di Carpignano Salentino.
Il 1° gennaio 2007 aderisce il Comune di Cutrofiano.
La popolazione complessiva dell’Unione è di 54278 residenti così distribuiti
(Dati Istat al 31° dicembre 2005):
Comune | Popolazione | ||
Calimera |
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Carpignano Salentino |
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Castrignano dei Greci |
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Corigliano d’Otranto |
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Cutrofiano |
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Martano |
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Martignano |
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Melpignano |
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Soleto |
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Sternatia |
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Zollino |
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Totale | 54278 |
“La Notte della Taranta” è il più grande festival d’Italia e una delle più significative manifestazioni sulla cultura popolare in Europa. Si svolge inSalento ed è dedicato nello specifico alla riscoperta e alla valorizzazione della musica tradizionale salentina e alla sua fusione con altri linguaggi musicali, dalla world music al rock, dal jazz alla musica sinfonica.
Nato nel 1998 su iniziativa dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina e dell’Istituto “Diego Carpitella”, in quindici anni il festival si è reso protagonista di una crescita straordinaria per dimensioni, affluenza e prestigio culturale. Diverse le tappe fondamentali che ne hanno scandito l’evoluzione: nel 2000 è nato il Festival Itinerante, una rassegna dei gruppi più rappresentativi della scena della pizzica salentina, che oggi coinvolge quindici comuni (gli aderenti all’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, più i centri di Lecce, Galatina, Alessano e Cursi) e richiama nel complesso quasi centomila spettatori, incarnando un grande viaggio di avvicinamento al Concertone principale; nel 2004, con Ambrogio Sparagna, è nata l’Orchestra Popolare “La Notte della Taranta”, eclettico testimone culturale attivo tutto l’anno nel nostro Paese e nel mondo; dal2010 l’organizzazione è a cura della Fondazione “La Notte della Taranta”.
La formula del festival, che culmina nel Concertone finale di Melpignano (LE) -capace di coinvolgere da solo ormai circa centocinquantamila spettatori, e seguito da decine di migliaia di persone anche nella prova generale del giorno precedente- si caratterizza in maniera del tutto originale ed innovativa per la presenza di un Maestro Concertatore, invitato a reinterpretare i “classici” della tradizione musicale locale avvalendosi di un gruppo di circa trenta tra i migliori musicisti di riproposta del Salento, assieme ad ospiti eccezionali della scena nazionale e internazionale.
Questi i Maestri Concertatori che hanno contribuito alla crescita de “La Notte della Taranta”, avvicendandosi nei primi quindici anni di Festival e continuando spesso a collaborare con l’Orchestra Popolare in occasione di concerti speciali in Italia e all’estero: Daniele Sepe (1998), Piero Milesi(1999 e 2001), Joe Zawinul (2000),Vittorio Cosma (2002), Stewart Copeland (2003), Ambrogio Sparagna (2004, 2005, 2006), Mauro Pagani (2007, 2008, 2009), Ludovico Einaudi (2010, 2011), Goran Bregovic (2012), Giovanni Sollima (2013, 2014), Phil Manzanera (2015).
La diciottesima edizione de La Notte della Taranta è dedicata alla memoria di Sergio Torsello, storico direttore artistico scomparso prematuramente nel marzo 2015.