Cenni storici
Taviano, un po' di storia.
Le notizie su Taviano sono scarse e frammentarie; tuttavia, abbiamo cercato di ricostruire a grandi linee la storia del territorio, attraverso la consultazione di numerosi testi e documenti: iscrizioni murarie, stemmi, firme scolpite su oggetti sacri. Con nostro grande stupore abbiamo scoperto che a Taviano la presenza antropica appare già testimoniata nel periodo neolitico, perché nel nostro territorio sono ancora evidenti resti megalitici: specchie e menhir. Secondo quanto afferma M. De Marco in: "Taviano - Dalle origini ai nostri giorni", una specchia si trova sulla collina che costeggia lo Jonio, ad ovest nord-ovest del paese, da cui dista circa tre chilometri. Essa prende il nome di "Castelforte" e l'altopiano sul quale si innalza, è di 85 metri s.l.m. Tale costruzione, che ha una circonferenza di circa 50 metri, si eleva per 11 metri dal terreno. Di siffatto reperto, però, noi non siamo riusciti a trovare tracce, nonostante le ampie ricerche. Comunque, esplorando la zona sopra citata, abbiamo rinvenuto numerosi esemplari di specchie di modeste dimennsioni.
Il termine "specchia" deriva dal latino speculae, ma di questi monumenti non si conosce né il vero significato del termine né la loro finalità. Per alcuni, come il Marciano, queste costruzioni erano torri di avvistamento o di vedetta; per altri, come il De Ferrariis, erano tumuli sepolcrali. Di fatto le "specchie" sono costituite da migliaia di pietre che formano cumuli di rilevanti proporzioni, di forma circolare o cilindrica oppure troncopiramidale. Sono situate in aree prevalentemente pianeggianti o incolte. Oggi questi monumenti megalitici, nella nostra zona, per la maggior parte, sono scomparsi a causa dell'incuria dell'uomo.
Il nome e le origini del centro urbano
Gli studiosi delle patrie memorie, che si sono occupati di Taviano, concordano nel ritenere che il paese abbia avuto origini romane anche se, fantasiosamente, Luigi Cipolla afferma che abbia origini più remote, che risalgono ai Cretesi (900 a.C). Padre Bonaventura da Lama sostiene che l'origine romana di Taviano sia da attribuire all'epoca della repubblica romana (267 a.C), quando il Salento venne conquistato e sottomesso a Roma.
L'Arditi, invece, la fa risalire al I secolo d.C, quando l'imperatore Cesare Ottaviano venne in questa zona e la popolazione, presa da grande entusiasmo per i suoi trionfi, volle chiamare il paese "Ottaviano", in suo onore.
Entrambe le affermazioni, pur riferendosi ad epoche diverse, trovano riscontro nello stemma civico del paese raffigurante un tralcio di palma. Da qui le due ipotesi: - la palma potrebbe riferirsi alle vittorie ottenute da un centurione romano di nome Ottaviano che, grazie ai meriti militari acquisiti durante i combattimenti, avrebbe ottenuto una parte della terra conquistata ed ivi fondato il sito di "Octavianus", in seguito divenuto Taviano; - la palma potrebbe significare il simbolo per eccellenza della grandezza dell'imperatore Cesare Ottaviano, da cui avrebbe tratto nome il paese.
Comunque, sia la prima che la seconda ipotesi sull'origine del paese e del nome, nonostante la carenza di fonti storiche certe, concordano entrambe con il simbolo civico della palma, pianta simbolo della grandezza e che, nella simbologia araldica, per la sua forma slanciata e per la chioma rigogliosa, indica l'ascesa, la vittoria, la rinascita. Altri studiosi hanno cercato di risalire alle origini del paese studiandone la derivazione toponomastica. Significativa è la polemica tra il Battisti, che nega l'origine greca del toponimo e il Rholfs che lo fa derivare da "Tabos". Quest'ultimo, a sostegno della sua tesi, si rifà al pensiero di altri studiosi, i quali affermano che la desinenza (ano), comune a diversi paesi della terra d'Otranto (Casarano, Spongano...), è di chiara derivazione greca, piuttosto che latina. Il Battisti, invece, afferma che il nome "prediale" latino (Tavianii) sarebbe collettivo plurale irrigidito, utilizzato per denominare non un possesso individuale, ma il patrimonio di una discendenza (Octavianus). Questa risulta l'ipotesi più accreditata.
Del nome Ottaviano, comunque, il paese si è fregiato per secoli e ne è testimonianza un' iscrizione della Chiesa Matrice del 1483 in cui si legge: "Ottaviano" e, a detta dell'Arditi, un'altra iscrizione: "Baro Octaviani fecit. Anno domini 1506", riportata su una pisside della medesima chiesa, ora perduta. Il nome di Ottaviano appare anche in numerosi documenti ritrovati negli archivi e nei regi Quinternioni, in atti notarili del 1589-1614. Col passare del tempo gli abitanti del paese, per accorciare il nome "Ottaviano", hanno tolto la vocale iniziale e la doppia "t" e, per aferesi, si è avuto Taviano. In una carta geografica del 1714 , realizzata da Domenico De Rossi, si legge: "Tauianu". Evidentemente, il De Rossi ha trascritto la voce popolare della località alterandone, comunque, la dizione dialettale visto che, in dialetto, si usa dire "Taianu".
Taviano: dai Romani ai Bizantini
Durante i conflitti tra i Longobardi e i Bizantini, che si erano sostituti ai Romani, scesero nel Salento i primi monaci Basiliani per sfuggire alle persecuzioni di Leone III Isaurico (675-741), che aveva emanato il famoso decreto contro il culto delle immagini sacre: "iconoclastia". I Basiliani scavarono i loro rifugi nella roccia tufacea, si raggrupparono in cenobi, in modeste chiese dette "laure", delle quali il territorio salentino conserva numerosi esempi.
La componente monastica non ebbe importanza sul piano sociale, ma concorse a determinare alcuni cambiamenti significativi in campo religioso, spirituale, artistico. Per mezzo dei monaci basiliani si diffuse il rito greco; si propagò il culto dei santi greci, le abbazie si moltiplicarono senza ostacoli e le pratiche religiose si radicarono a tal punto che occorsero molti secoli per sostituirle con quelle di rito latino. È dato supporre che anche Taviano, per quanto riguarda l'età di mezzo, sia stato interessato al monachesimo bizantino, comunemente conosciuto come basiliano. Testimonianza di tale presenza è l'abbazia di "Santa Maria del Civo", oggi scomparsa.
Taviano: dai Normanni, agli Svevi, agli Angioini.
A partire dalla seconda metà dell'XI sec. a Taviano si sono succedute e, a volte, alternate varie dinastie: dai Bizantini ai Normanni, dagli Svevi agli Angioni.
Si sa con certezza che nel XII secolo i Normanni, venuti dal Nord, tolsero le terre ai Bizantini e le diedero ai proprietari fedeli. Precisamente, nel 1190, epoca normanna, Tancredi d'Altavilla, Conte di Lecce, concesse Taviano e Casarano in feudo, per i servigi resi in difesa della contea normanna, al capitano Ottavio Foggetta, che divenne Barone del paese. Nel 1301, il feudo di Taviano venne tolto ad Ottone Foggetta (accusato di favoreggiamento con la casa Sveva) e, accorpato a Melissano, fu concesso all'angioino Ugone Del Balzo. Dopo alterne vicende, la Regina di Napoli Giovanna I d'Angiò, lo incorporò al Principato di Taranto sotto la reggenza di suo marito, Ottone di Brunswich. Poco dopo, però, visto che costui tentò di detronizzarla, la regina donò il Principato di Taranto e, quindi, anche il feudo di Taviano (1399), a Raimondello Orsini Del Balzo, come ricompensa dei servigi che le aveva reso. Alla morte di quest'ultimo (gennaio 1406) successe il figlio Gio-Antonio il quale, benché privato del principato di Taranto dalla regina Giovanna II, riuscì a riacquistarlo grazie all'intervento di sua madre Maria d'Enghien.
Taviano: dalle Signorie all'Unità d'Italia.
Nel 1463, alla morte di Gio-Antonio Del Balzo, per mancanza di eredi Taviano ricadde nel regio fisco e fu venduto poi a Stefano Foggetta a cui successe il figlio Francesco nel 1507. Dal 1508 al 1599 il paese restò proprietà dei Foggetta, ed estintasi la famiglia, il feudo ricadde al Regio Fisco, che lo vendette nel 1604 al barone Jacopo de Franchis per 25 carlini a fuoco (famiglia). Costui acquistò la portolania nel 1607 e conseguì il titolo di marchese solo nel 1612. Con il successore Giovan Battista, nel 1614, il casale di Melissano fu acquistato e aggregato a Taviano. Sotto la signoria dei De Franchis, il paese conobbe un periodo di floridezza culturale e artistica: venne costruito nel 1643 il convento dei Padri Riformati, furono effettuate numerose opere di restauro (chiese e palazzi) e furono costruite le case di via Immacolata, destinate in dono alle giovani orfane che si sposavano.
In particolare, il marchese Lorenzo dispose un nuovo assetto urbanistico per il paese, facendo aprire nuove strade; soprattutto, incrementò l'agricoltura recando benessere ai propri sudditi che crebbero di numero e migliorarono le loro condizioni di vita. Nel 1719, estintisi gli eredi della famiglia di Lorenzo De Franchis, i feudi di Taviano, Supplessano e Melissano vennero sequestrati dal Regio Fisco. A tale provvedimento si oppose caparbiamente Gerolamo De Franchis, duca di Longano. Costui, sebbene discendente di quarto grado, cercò di riscattare questi feudi pagando la quarta parte del loro valore. Gravato, però, da grossi debiti ottenne dal Fisco il permesso di rivenderli per ducati 96.761 a Niccolo Caracciolo, marchese di Amoroso, il quale nel 1724, col permesso di Carlo VI d'Austria, ottenne il titolo di marchese su Taviano e quello di principe su Melissano, che allora contava 500 abitanti. In quella circostanza molti proprietari terrieri del Casale di Melissano abbandonarono il casale che, fino ai primi decenni dell'Ottocento, rimase privo di autonomia amministrativa e assunse l'aspetto più di una masseria che di un agglomerato urbano.
Niccolo Caracciolo, signore di Taviano e di Melissano, non ebbe buoni rapporti con i sudditi, né diversamente si comportarono i suoi discendenti. Francesco Caracciolo li esasperò esigendo, tra l'altro, due carlini all'anno dai "maritati" e commise altri abusi aggravando maggiormente le condizioni di miseria e di sofferenza della gente. Il Comune di Taviano, nel 1750 e nel 1769, ricorse contro il marchese Francesco Caracciolo per le varie angherie da lui compiute; tra l'altro, faceva pascolare i suoi animali sui terreni dei privati cittadini. Tra il 1766-67, per fronteggiare le spese occorrenti per i ricorsi contro gli abusi del marchese, fu costretto ad imporre una nuova tassa di 200 ducati. La questione fu risolta, finalmente, nel 1810 a favore del Comune di Taviano grazie alla legge che aboliva i diritti feudali, pubblicata nel 1806 da Giuseppe Bonaparte in tutto il meridione d'Italia. Da quel momento in poi, Taviano seguì le vicende del regno di Napoli e la frazione di Melissano, solo dopo aspre contese, nel 1884 chiese ed ottenne dal Prefetto il permesso di separarsi da Taviano e fu aggregata al Comune di Casarano. A questo punto, oggi, è interessante comprendere come l'idea dell'intercomunalità e dell'attuazione dell'"Unione dei Comuni": Taviano, Melissano, Racale, Alliste, non è una novità, ma la riscoperta di una sana collaborazione tra paesi, dai confini evidenti sulla carta, ma non sul territorio dove le linee di demarcazione sono difficilmente identificabili.