L'ANTICA NARDO' (14)

l'antica nardo' (14)

La città Comune di Nardò, secondo centro in provincia dopo Lecce, ha radici antiche e testimonianze risalenti ad ogni epoca storica e fino alla preistoria. A dimostrare quanto Nardò; è antica ci sono una sfilza di ritrovamenti sull'intero territorio, specialmente nella "Baia di Uluzzu", nelle grotte della omonima Uluzzu e in quella del Cavallo. 
In esse si sono rinvenuti incisioni ed altri elementi di archeologia così importanti da far pensare che essi siano i primi segni dell'arte figurativa esistenti in Europa, si ritiene risalgano infatti a circa centonmila anni prima di Cristo; ovvero al Paleolitico Medio e Superiore. I referti di cui sopra hanno poi permesso di definire un determinato periodo storico, e questo periodo è stato appunto definito "Paleolitico Uluzziano", dal nome della Baia stessa.

Nardò ha un centro urbano risalente all'anno Mille, fu edificato dai MessapiNardò si chiama così perché la etimologia della parola di origine illirica significa acqua. In greco Nerìton; in latino Neritum o Neretum.

Nardò insieme al porto di Santa Maria al Bagno furono conquistate dai Romani nel 269 a.C., i romani vi fecero passare la via Traiana che correva lungo tutta la costa del mare Ionio. Alla fine dell'impero romano, Nardò cadde sotto il dominio di Bisanzio e poi dei Longobardi.

Durante il periodo di dominazione dei Bizantini si incrementò a Nardò la presenza dei monaci Basiliani la cui influenza è legata ad una nuova tecnica di costruzione, quella delle grotte. Per esempio il villaggio rupestre in contrada Le Tagliate e le cripte di Sant'Antonio Abate sono un esempio bizantino.

All'inizio del 1000 d.C. i Normanni conquistarono la città e giunsero i Benedettini. Nel 1200 seguì la dominazione angioina che determino la nasita e la diffusione del feudalesimo. Nardò diventato feudo appartenne a diverse famiglie, fino a quando nel 1497, con gli aragonesi, il feudo venne assegnato ad Andrea Matteo Acquaviva, la famiglia degli Acquaviva disporrà del feudo fino agli inizi del diciannovesimo secolo.
A Belisario, un uomo colto e lungimirante, si deve lo splendore e la ripresa di Nardò durante il periodo rinascimentale.

Agli inizi del 1400 Nardò divenne diocesi, in passato era stata abbazia dei bendettini e diocesi. Svariati ordini religiosi facevano capo al territorio neretino: i Francescani, i Domenicani e le Clarisse di Santa Chiara.

Durante i secoli in cui gli Acquaviva si susseguivano nella sovranità del regno e nella gestione della università, il tempo passava senza eventi degni di nota, gli ordini religiosi invece continuavano ad aumentare: i Minori Osservanti poi sostiutiti dai Riformati, 
i Carmelitani nel 1500, i Cappuccini nel 1569, i Minimi nel 1613, gli Agostiniani nel 1634 e le Carmelitane nel 1669.

Gli ordini religiosi, il loro aumentare di numero e il loro diffondersi influenzavano significativamente la edilizia sacra: molte chiese e conventi furono costruiti e restaurati grazie all'opera di artigiani locali con una enorme capacità manuale.

Importantissimi furono anche le manifestazioni dell'edilizia civile, in particolar modo con le Torri costiere e le Masserie fortificate, e per la edilizia urbana i palazzi impreziositi da portali e mignani di eccezionale fattura.
 
Nardò visse una ripresa economica all'inizio del 1700 a cui è legata una ulteriore e incisiva crescita della edilizia sacra. In questo periodo una oligarchia fatta da ceto medio e nobili governava di fatto la città, lo status quo venne mantenuto grazie ad una sequela di accordi e matrimoni di comodo che rinforzavano parentele e clientele. Tale periodo prospero e in un certo qual modo corrotto venne interrotto solo dalo scoppio della guerra contro la Francia rivoluzionaria e da alcuni eventi atmosferici sfavorevoli.

Anche a Nardò vi fu una breve esperienza di municipalità, la rivolta contro i Borboni a Napoli diede risultati sacrsi e di breve durata. La reazione dei Borboni invece fu efferata e dura.

All'inizio del 1800 vi fu invece la dominazione francese che spazzò via il feudalesimo, questo favorì l'affermarsi del nuovo ceto emergente della borghesia, essa fece proprio il potere cittadino e presto ne cominciò a controllare leve economiche e finanziarie attraverso la istituzione e la amministrazione di istituti bancari.
A rimanere protagoniosta della storia neretina fu la borghesia fino ai primi del Novecento, contorllando ogni movimento culturale e politico, oltre che economico e finanziario. La borghesia si contrappose e rivaleggiò con schiermanti politici avversi: liberale, clerico-borbonico e direttamente con la chiesa. Queste rivalità e questi scontri resero la vita della cittadina vivace: vennero pubblicati in questo periodo vari giornali locali, creebbe il settore dell'edilizia, fu completata l'opera di pubblica illuminazione, fu costruito un teatro, ed edificate varie ville e palazzi.

Il paese reale era però in una situazione di miseria, ovviamente la situazione peggiorò dopo la prima guerra mondiale. Fascismo e seconda guerra mondiale purtroppo resero la vita di Nardò e del sud Italia pessima come lo fu in tante altre parti del mondo e di Europa.

I problemi che Nardò dovette affrontare invece negli anni Ottanta e che tutt'ora affronta riguardano l'abusivismo edilizio, la salvaguardia delle bellezze naturali della costa, la costruzione di infrastrutture, la destinazione urbanistica di Portoselvaggio.

 

 



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