Calimera è un comune di 7.297 abitanti della provincia di Lecce.
È il secondo centro più popoloso della Grecìa Salentina, di cui attualmente presiede il consorzio.
Etimologia
Alcuni sostengono che il nome Calimera derivi dal greco Καλημ?ρα (Kalimera), che significa buon giorno o, secondo alcuni studiosi, bella contrada. Più probabilmente, però, il nome sembra derivare dalla radice kal, talora trasformato in gal. In questo significato la parola è da ricondursi aluoghi abitati, recintati o, comunque, adibiti a custodia umana, di animali o di altri beni. Per estensione il termine si riferirebbe anche ad anfratto, luogo riparato, sul modello di Galugnano e Gallipoli, Alliste (originariamente Calliste), ecc.
La Storia
Le origini del paese, che si trova lungo la Via Traiana Calabra, l’antica strada che collegava Otranto a Lecce e Brindisi, rimangono incerte. Come per gli altri centri ellenofoni del Salento, il dibattito storiografico, privilegiando l'analisi della lingua grika, lega la sua nascita ad una presunta colonizzazione bizantina o a più antiche radici magnogreche.
Oggi attivo centro nel terziario, noto per la sua vivacità culturale, Calimera era in passato costretta ad attività marginali dell'agricoltura, per la povertà del suo feudo. La sua popolazione era infatti nota per la produzione del carbone, attività che proveniva dall'utilizzo del legname del grande bosco. I "craunàri" erano carbonai e venditori ambulanti di carbone e avevano un santo protettore tutto loro: S. Biagio. E tra i culti ancora radicati tra i calimeresi spiccano ancora oggi quelli per santi di origine orientale: S. Eligio, protettore dei maniscalchi, S. Elia, antico patrono di Calimera, S. Vito, protettore degli animali e S. Biagio, protettore dei carbonai e della gola.
Entrando dalla supestrada Lecce-Leuca, e seguendo le indicazioni per il centro, si arriva in piazza del Sole, dove è possibile parcheggiare. La chiesa matrice del patrono S. Brizio presenta all'interno altari rinascimentali e barocchi e delle belle tele. Si sgnala in particolare la tela della madonna della Misericordia, che propone un'inedita madonna gravida. Inizialmente la chiesa era a due navate; alla fine del '600 è stata rifatta a navata unica. Alcune botole danno accesso a tombe sotterranee.
Uscendo dalla chiesa, imbocchiamo, a destra, via Costantini. Il tratto presenta interessanti esempi di edilizia seicentesca. nel vico S. Vito è possibile osservare la caratteristica gerarchia degli spazi che si snodano fra strada, spazio semipubblico e spazio privato. Al n. 41, la casa a corte bassa è esempio di dimora contadina povera.
Ritornando indietro in piazza del Sole, prendiamo via Montinari. La via Montinari è l'asse viario più importante del comune. Si incontra la chiesa di S. Antonio accanto alla quale un tempo sorgeva un "hospitale" che accoglieva i pellegrini e la gente di passaggio. la strada presenta delle belle corti, come quella di S. Calimero e di S. Paolo. Molte delle case a corte di calimera sono dotate di vano antostante, il sappuèrtu, che serviva come deposito degli attrezzi e ricovero degli animali. Superando piazza dei Caduti, si trova la cappella del Carmine con un antico soffitto a capriate: sulla finestra è riportata la data 1577. Accanto, il bel portale di palazzo Montinari, che pare fu la residenza dell'ultimo protopapàs di rito greco, Sigismondo De Matteis, morto nel 1621.
Alla fine di via Montinari si trovano i giardini pubblici. I giardini raccontano le vicendo calimeresi dell'"etnìa dalle due lingue" e dell'impegno al recupero di un'identità sociale che, con la modernizzazione, ha rischiato di scomparire totalmente. Tra i busti di Vito Domenico palumbo, del De Santi e del Gabrieli, spicca la bella stele marmorea del IV sec. a.C., donata dalla città di Atene a calimera nel 1960, su cui è inciso "Zeni esù en ise ettu' 'sti Kalimera", "Straniera tu non sei qui a Calimera". La stele rappresenta Tànatos (la morte) che prende per mano la giovane defunta dedicataria del marmo.
Tornati ancora una volta in piazza del Sole, imbocchiamo via Mayro. Su via Mayro al n. 51, c'è ilpalazzo Murrone, con un nucleo del 1600. Quasi di fronte, al n. 46, si trova la casa natale dell'ellenista Vito Domenico Palumbo (1854 - 1918). Sempre in via Mayro incontriamo la corte e la cappella del Crocifisso del 1698. La volta è tutta affrescata con l’immagine dello spirito Santo al centro e dei quattro evangelisti. Il grande Crocifisso ligneo è del Seicento.
Da via Mayro, proseguiamo e percorriamo, via Papa Giovanni XXIII. Al bivio svoltiamo per la via vicinale S. Vito. Si arriva così alla cappella campestre di S. Vito. Nella cappella del santo protettore degli animali, è collocata la pietra di S. Vito, un grande masso forato di epoca precristiana. La tradizione vuole che nel giorno di Pasquetta la gente passi attraverso il foro per purificarsi. Si fa risalire quest'uso ai riti propiziatori della fertilità. Tutti gli anni, in una festa di primavera tra il verde degli ulivi, in questa piccola e isolata cappella il rito si ripete.
Per la visita al Museo, è necessario riprendere l'auto da piazza del Sole e seguire le indicazioni per Martano. La strada che conduce a Martano è via Europa. Al civico 95 si trova il Museo di Storia Naturale. Il Museo comprende le sezioni di Paleontologia, Ornitologia, Entomologia, Malacologia; ospita inoltre acquari e terrari nei quali sono raccolte diverse varietà di anfibi. Nel Museo sono avviate una serie di attività volte all'accoglienza e al reinserimento di animali, feriti o debilitati. Interventi particolari sono stati fatti negli ultimi anni per la riproduzione e la reintroduzione delle testuggini terrestri, in collaborazione con il Progetto Nazionale Tartarughe Marine.
L'itinerario continua fuori dall'abitato: percorriamo la strada provinciale Calimera - Martignano. Al confine del feudo, incontriamo la cappella della Madonna delle Grazie, detta del Mantovano, del 1696. All'uscita della chiesa, una salita ci conduce a Martignano. Una sosta tra gli ulivi, sulla sinistra della strada, ci consente di osservare da vicino una pagghiàra, costruzione a secco di notevoli dimensioni, a pianta quadrangolare e con scala esterna. Oggi è rimasto molto poco del borgo antico, ma Calimera si distingue nell'area ellenofona per l'intensa attività culturale volta al recupero e alla valorizzazione della grikítà.
Simbolo tangibile della 'éllenicità' di Calimera, la bella stele attica donata dal Municipio di Atene al centro salentino nel 1960. Vai ai Cenni Storici su Calimera...
Personaggi Illustri
Tra i suoi uomini illustri Calimera ricorda in particolare Vito Domenico Palumbo, ellenista e letterato, e suo fratello Michele, macchiaiolo, allievo di Giovanni Fattori; Giuseppe Gabrieli, orientalista ed Accademico dei Lincei; Francesco Pantaleo Gabrieli, Presidente di sezione della Corte di Cassazione e poi Giudice costituzionale; Orazio Montinaro, Senatore della Repubblica Italiana e Segretario della Commissione Industria per il PCI-PDS nella X Legislatura. Altri ellenisti calimeresi sono stati Pasquale Lefons e Brizio De Sanctis.
Frutto dell'impegno e della sinergia tra istituzioni culturali ed amministrazione pubblica, merita di essere segnalata una vasta produzione letteraria e una ricca produzione musicale che riesce a mantenere vivo un patrimonio collettivo di canti religiosi, di lavoro e di lutto.
Infine, tra i cittadini che Calimera ha il dovere di ricordare ed onorare, va citato Antonio Montinaro, agente scelto della squadra mobile della Polizia di Stato, caduto nella strage di Capaci del 23 maggio 1992 mentre adempiva alla sua normale mansione di scorta al Giudice Giovanni Falcone. In sua memoria il Comune di Calimera ha intitolato una piazza ed eretto un piccolo monumento cosituito da un masso estratto dal luogo dell'attentato e da un albero di mandarino di Sicilia.